La prima inchiesta di Maigret




Le inchieste di Maigret (32)
È il 15 aprile 1913. La Polizia giudiziaria si chiama ancora Sûreté, e Jules Maigret, segretario del commissariato del quartiere Saint-Georges, non sa che sta per cominciare la sua prima indagine. Ha ventisei anni e l'aspetto di un adolescente segaligno, conosce a memoria il regolamento interno, è sposato da appena cinque mesi con una bella ragazzona piena di vitalità che ancora lo accompagna in ufficio ogni mattina, e da quando è entrato nella polizia (circa quattro anni) è passato per le mansioni più umili. E adesso, all'una e mezzo di notte, gli arriva tra capo e collo un tizio in abito da sera che gli viene a raccontare di aver sentito le urla di una donna provenire da una villa di rue Chaptal – e non una villa qualsiasi, ma la villa dei Gendreau-Balthazar, quelli del caffè Balthazar, dei negozi Balthazar, i Balthazar amici e commensali del suo capo! Così, fin dall'inizio, Maigret scoprirà che anche fra gli indagati ci sono divisioni in classi, e nei confronti di quelli che appartengono all'alta società, pur se li si sospetta di omicidio e occultamento di cadavere, è «consigliabile» avere dei riguardi a cui altri non hanno diritto: e che gli scandali, quando avvengono fra la gente bene, è meglio soffocarli. Per un momento, amareggiato, nauseato, Maigret pensa di dare le dimissioni: ma a chi, a che cosa gioverebbe? Lui comunque, grazie a questa indagine, verrà promosso ispettore.
Scritto a Tumacacori (Arizona) nell'ottobre del 1948 e pubblicato in Francia l'anno seguente, La première enquête de Maigret ci consente di tuffarci nella giovinezza dell'eroe e di ripercorrere il suo apprendistato.

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