Maigret va dal coroner




Le inchieste di Maigret (30)
«Non era un sogno. Era proprio lui, il commissario Maigret della Polizia Giudiziaria, che se ne stava lì, a più di diecimila chilometri di distanza da Parigi, ad assistere all'inchiesta di un coroner che, pur non indossando né giacca né gilè, aveva l'aria seria e beneducata di un impiegato di banca». L'Arizona è già il decimo stato (o l'undicesimo? Maigret ha perso il conto, sa solo che ogni volta, in Maryland come in New Jersey, nella Carolina del Nord come in quella del Sud, gli è stato solennemente consegnato un distintivo da sceriffo, uguale a quelli che si vedono nei film di indiani e cow-boy), e Tucson è solo l'ultima delle innumerevoli città piccole e grandi che il commissario attraversa, in compagnia dell'ufficiale dell'FBI incaricato di fargli da balia, nel corso del suo «viaggio di studi» americano. Il quale viaggio gli consentirà, in effetti, di apprendere parecchie cose: dal funzionamento dei «grammofoni meccanici» a quello – dal suo punto di vista assai poco convincente – della giustizia americana; da come si viaggia sulle strade del deserto a come si conduce un interrogatorio (questo, a sua volta, consentirà a Simenon di esibirsi in dialoghi martellanti, una vera goduria per il lettore). Apprenderà anche, però, che se gli americani sono gentili con tutti e a tutti sorridono e danno grandi pacche sulle spalle, tutti poi, la sera, «affogano sistematicamente la stessa nostalgia, lo stesso bisogno di impossibile» in una bottiglia di whisky – e che a volte, in una società «civile e ben organizzata» come quella americana, un delitto serve a ripristinare l'ordine costituito...
Scritto nel 1949 nella città (e nella stagione) in cui si svolge la vicenda, e apparso in Francia quello stesso anno, Maigret chez le Coroner è la seconda delle due inchieste a cui partecipa unofficially negli Stati Uniti il commissario Maigret dopo Maigret a New York.

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